La paura della solitudine è una delle paure più forti che come esseri umani possiamo sperimentare.
È strettamente legata alla ferita d’abbandono che possiamo aver vissuto nell’infanzia.
Temere di essere abbandonati ci porta anche da adulti in uno stato di dipendenza affettiva. Penseremo di non farcela a sopravvivere senza qualcuno vicino.
Aver avvertito, in tenera età, l’assenza di una o di entrambe le figure che avrebbero dovuto prendersi cura di noi può averci fatto sentire sprotetti, non amati e in pericolo di vita.
Per questo ancora oggi, se non abbiamo elaborato queste emozioni, temiamo così tanto l’essere non visti, non considerati e il ritrovarci soli. Anche la sola idea ha la capacità di riattivare dentro di noi ciò che abbiamo provato a quel tempo: sentìti che da allora risiedono nella nostra memoria emozionale.
La paura della solitudine è un problema emotivo
La paura della solitudine è un problema emotivo che continuiamo ad amplificare cercando fuori ciò che crediamo abbia la capacità di farci stare bene.
La cultura in cui siamo inseriti, infatti, ci ha fatto intendere che per essere felici necessariamente abbiamo da stare insieme ad altre persone, avere tanti amici, un partner con cui condividere la vita, dei figli.
Per approfondire leggi anche: come guarire le ferite del passato per vivere pienamente il presente
È per questo che siamo così emotivamente legati agli altri. Pensiamo che la nostra felicità dipenda da loro, dal fatto che loro ci amino.
In realtà non è così.
La felicità, come anche la sofferenza, sono emozioni e le emozioni dipendono sempre da come noi valutiamo gli eventi che ci accadono o che potrebbero accaderci.
Se pensiamo che senza qualcuno vicino che ci ami saremo soli e sofferenti così sarà.
Quasi nessuno pensa, invece, che quella solitudine interiore profonda sia solo l’effetto del nostro continuo cercare fuori ciò di cui pensiamo di avere bisogno.
Vincere la paura della solitudine ci permette di amare davvero
Imparare a stare bene da soli è il più grande regalo che possiamo farci nella vita. Ed è il dono più prezioso che possiamo fare anche a chi ci è vicino.
Si tratta di un passo fondamentale attraverso il quale possiamo imparare a conoscerci ed amarci profondamente.
È quello spazio in cui possiamo veramente incontrare autenticamente noi stessi per poi incontrare autenticamente l’altro dal piano del cuore.
Abbiamo mai osservato quante volte le relazioni che viviamo non siano veramente basate sull’amore ma sull’interesse?
Quanti amici si sono allontanati da noi perché non soddisfacevamo più le loro necessità? O quante volte l’abbiamo fatto noi per lo stesso motivo?
Quante relazioni di lavoro o di coppia sono finite perché uno dei due non appagava più i bisogni o i desideri dell’altro?
Ma allora in questi rapporti su cos’erano basati esattamente: sull’amore o sull’interesse?
A nessuno piace pensare di “usare” o di “essere usato”. Tante volte nemmeno ce ne accorgiamo, tanto siamo abituati a questa modalità. Eppure, se ci ascoltiamo bene, percepiamo che qualcosa ci tocca dentro sia che l’interesse lo “subiamo” sia che lo agiamo.
La paura della solitudine ci chiede di guardare dentro
La paura della solitudine la vivono soprattutto le persone che non sanno trovare gioia e sicurezza dentro sé stesse.
Io ero una di queste. Rifuggivo continuamente il dentro concentrandomi sul fuori perché era lì che pensano di trovare sicurezza e felicità. Zittivo le mie emozioni e sensazioni attraverso il fare, lo stare con gli altri, le compensazioni.
Scappavo inutilmente da me stessa senza sapere che prima o poi la Vita mi avrebbe presentato il conto. È stato proprio in questo momento che ho scoperto il vero potere della solitudine.
È stato uno spazio che mi ha permesso di conoscermi, di capire cosa mi piaceva e cosa no.
Mi ha fatto comprendere cosa volevo nella mia vita e cosa invece era bene che lasciassi andare.
Mi ha fatto capire che è sano e necessario mettere dei confini fisici ed emotivi con gli altri.
Mi ha permesso di accorgermi della bellezza che mi circondava che, pur essendoci sempre stata, prima mi passava inosservata.
E mi ha fatto comprendere e apprezzare il silenzio.
Imparare a stare bene con me stessa mi ha portata a non avere più paura della solitudine e a non percepirla più come una minaccia.
Solo vivendola e aprendomi a guardare veramente dentro me stessa ho potuto scoprire quanto la solitudine non sia l’assenza degli altri ma la pienezza della presenza in me stessa.
Come iniziare a superare la paura della solitudine
La paura della solitudine spesso evidenzia un inesistente rapporto con noi stessi.
Temiamo ciò che proviamo e cerchiamo di rifuggirlo perché non sappiamo padroneggiare le nostre emozioni. Il sentirci soli – che non implica l’esserlo veramente – il senso di vuoto che possiamo provare, la tristezza sono un qualcosa che generiamo noi. Dipendono da come valutiamo la realtà con cui entriamo in contatto: è un qualcosa che dipende solo da noi e dalle regole che ci abitano.
Regole che cultura ed educazione ci hanno trasmesso.
Se vogliamo scoprire il potere della solitudine abbiamo da capire che stare in modo aperto e curioso con noi stessi è l’unico momento in cui possiamo veramente scoprire chi siamo.
È lo spazio che ci permette di osservare i nostri pensieri e le nostre emozioni.
Ci permette di capire da dove derivano le nostre paure, la nostra tristezza ma anche la nostra gioia e felicità.
Per iniziare a prendere confidenza con lo stare da soli possiamo abbinare un atteggiamento di scoperta al fare dei passi funzionali come:
- Ritagliarci volontariamente del tempo per stare con noi stessi. Mettiamo in agenda una passeggiata nella natura o facciamo qualsiasi altra attività che non abbia distrazioni artificiali (niente telefoni, libri, televisione).
- Osserviamo in questo tempo cosa ci piace e cosa ci fa stare bene. Questo ci permetterà di capire come possiamo trascorrere al meglio il tempo in nostra compagnia.
- Troviamo i vantaggi che questo tempo ci dona. Scriviamo in un foglio tutte le cose belle che questo spazio esclusivo ci dona. Sono cose che non potremmo assaporare in questo modo se fossimo in compagnia. Potremmo anche accorgerci di quanta libertà c’è nel non aver sempre da incastrare impegni e orari o nel trovare accordi anche sulle piccole cose.
- Ascoltiamoci e osserviamo che emozioni ci abitano quando facciamo quello che vogliamo. Questo ci dà modo di portare alla luce le regole che ci abitano ed è un’occasione unica per trasformare ciò che ci impatta in modo negativo.
- Decidiamo a priori che sia un tempo nutriente e di cura. Se sentiamo la mancanza di qualcuno che si prenda cura di noi, facciamo per primi un’azione concreta nei nostri confronti in linea con quello che tanto avremmo desiderato ricevere da fuori. Scopriremo che siamo perfettamente in grado di accudirci da soli.
Dunque, la solitudine è quello spazio in cui possiamo comprendere che, per il nostro vero benessere, l’altro ha da essere “solo” un valore aggiunto nella nostra vita, non una necessità.
Ci permette di osservare che spesso ciò che ci impatta non è tanto l’assenza quanto l’astinenza da tutte quelle cose che generalmente utilizziamo per non restare soli con noi stessi.
Siamo esseri abitudinari. Le abitudini, però, anche se da un lato è vero che ci fanno sentire al sicuro, dall’altro generalmente non ci garantiscano una buona qualità di vita.
Questa ci sarà solo quando avremmo imparato a non temere ma ad amare la solitudine. Solo amando lei, e noi con lei, potremmo veramente amare gli altri.
Non li cercheremo più per colmare un nostro bisogno ma solo per il piacere della loro compagnia. Se veramente vogliamo essere felici non è la vicinanza o l’amore degli altri che ci serve, ma è amare per primi e fare la differenza.
D’altronde quante persone in relazione si sentono tristi, infelici, vuote, sole?
La sfida per uscire da tutto questo è smettere di aspettarci l’amore, in ogni sua forma, da fuori e iniziare ad agirlo noi per primi. L’amore è una scelta ed è solo amando che usciremo dalla paura della solitudine.
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