Voler vivere relazioni appaganti e felici ci richiede di porci nell’ascolto attivo dell’altra persona e di noi stessi.

“Cosa vuole dirmi veramente l’altro?”
“Cosa accade in me mentre l’altro parla?”

Questo doppio sguardo ci dà l’opportunità di relazionarci sia con l’altro che con noi stessi da un piano di comprensione profonda.

Quante volte ci è capitato di scaldarci nelle relazioni perché volevamo esprimere il nostro punto di vista e venivamo ripetutamente interrotti? E quante volte l’abbiamo fatto noi con gli altri?

Quante volte abbiamo detto delle cose a persone che, in risposta, continuavano a ripeterci le stesse cose che non c’entravano nulla con quello che volevamo trasmettere loro? E quante volte questa cosa l’abbiamo fatta noi?

Mettere i nostri punti di vista, le nostre regole e ragioni in secondo piano mentre l’altro parla è fondamentale per lasciare spazio al messaggio che vuole comunicarci e per riuscire ad avere con lui o con lei uno scambio nutriente.

Se desideri approfondire l’argomento ti consiglio di leggere anche questo articolo > “Ascolto attivo per comunicare: ecco i 7 errori da non commettere”.

Comprendere il punto di vista dell’altro ci richiede un ascolto attivo volontario

L’ascolto attivo è una scelta consapevole e volontaria. È una decisione in cui vive l’intenzione di voler veramente capire il punto di vista dell’altro.

Questo ci richiede di sospendere qualsiasi giudizio. Solo così possiamo rimanere autenticamente aperti e curiosi di comprendere i bisogni, i desideri, i timori, le motivazioni, gli atteggiamenti e i comportamenti dell’altro.

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Tempo fa, in una consulenza di coppia, ho paragonato l’ascolto attivo a una danza. Una danza fatta di silenzi, domande, espressioni di interesse, gesti di cura, riformulazioni che ci permettono di assicurarci di aver capito bene ciò che l’altro voleva comunicarci.

Ascoltare in questo modo è ciò che ci permette di comporre per noi, e talvolta anche per l’altro, l’immagine finita di un puzzle che prima era diviso in tanti pezzettini confusi.

È uno spazio in cui si crea vicinanza di cuore, intimità, fiducia, alleanza. È un luogo in cui vive e si trasmette interesse, al contrario di ciò che avviene quando nel confronto con l’altro ciò che ci preme è avere ragione o dimostrargli che ne sappiamo più di lui.

comprendere l'altro ascolto attivo

L’atteggiamento del “non mi interessano le tue motivazioni” o del “io ne so più di te” porta “solo” a conflitti e distanze.

Per approfondire leggi anche > “La gestione dei conflitti, come nascono e come affrontarli 

Ti è mai capitato di essere liquidata/o con un gesto di sufficienza da parte del partner o di un amico, di un collega, di un figlio o di un genitore, quando hai espresso un tuo sentito o un tuo parere?

O ti è mai successo di voler dire la tua su qualcosa e di essere interrotta/o mille mila volte dal tuo interlocutore che rivendicava la sua ragione perché “lui/lei sa”?

O ancora hai mai sentito il desiderio di sfogarti con una persona significativa per te riguardo a qualcosa che ti era successo, ma questa non ha nemmeno alzato gli occhi dal cellulare?

Se sì, come ti ha fatto sentire tutto questo? Immagino non bene.

Ecco, è proprio dare ciò che per primi vorremmo ricevere che ci permette di scegliere di agire l’ascolto attivo nelle nostre relazioni.

Un ascolto che ci richiede usare il cuore, di fare silenzio mentre l’altro parla, di metterci al posto dell’altro come se fossimo lui o lei; come se avessimo le sue regole, le sue paure, i suoi desideri, le sue passioni, i suoi dubbi, le sue certezze….

Ascoltare in questo modo permette a noi di osservare cosa accade in quello spazio e permette all’altro di sentirsi importante per noi perché con la nostra attenzione gli trasmettiamo il messaggio del “ti vedo, ti ascolto, sono qui per te”.

Nell’ascolto attivo il nostro atteggiamento verbale e non verbale è fondamentale.

Deve essere un qualcosa che invita e supporta l’altro a raccontarsi.

Parole come “dimmi”, “capisco”, sguardi, sorrisi, uniti a domande e restituzioni in cui ripetiamo quello che abbiamo capito creano un clima in cui da una parte la persona si sentirà messa al centro del nostro interesse, mentre dall’altra si sentirà libera di dirci che abbiamo capito male e di ripeterci ciò che prova e pensa.

Questo è un qualcosa di spettacolare perché ci dà modo di comprendere sempre meglio quella persona: il nostro partner, nostro figlio, un nostro amico, un cliente, un collega…

capirsi ascolto attivo

L’ascolto attivo migliora le relazioni

Quanto rasserenante è avere qualcuno che nei nostri momenti di crisi, di difficoltà o di gioia è lì per noi. Una persona disponibile ad ascoltarci senza volerci né correggere, dicendoci come avremmo dovuto comportarci in quella situazione, né dare consigli o soluzioni non richieste, alle quali magari avevamo già pensato?

Personalmente la trovo una cosa meravigliosa.

Mi è difficile tradurre in parole la sensazione che provo in questi momenti, ma è un qualcosa che sa di buono, di molto buono. Mi hanno sempre lasciato dentro un sentito di profonda gratitudine ed è per questo che ho voluto allenarmi ad ascoltare così.

È stato proprio imparare ad ascoltare in questo modo che mi ha permesso di recuperare prima e di istaurare poi in famiglia, nel lavoro e con le amicizie delle relazioni felici e appaganti.

Mi ha permesso di capire cosa provava l’altro al di là del messaggio che voleva comunicarmi. Mi ha dato modo di vedere come tante volte ciò che mi veniva detto fosse molto meno importante dell’emozione con cui quella persona mi diceva quella cosa.

capire le emozioni

Prima di diventare consapevole di questo davo più peso alle parole che a come l’altro si sentiva, e questo inevitabilmente portava a conflitti e chiusure.

Sono stati i miei figli ad educarmi a rispondere non a ciò che loro mi dicevano, ma alle emozioni che accompagnavano le loro parole.

Mia figlia Claudia, ad esempio, un giorno, tornata da scuola, mi ha detto che era finalmente riuscita a prendere 6 in matematica… ma non l’ha detto entusiasta, anzi era mogia, sebbene quel 6 fosse un qualcosa di estremamente positivo per lei in quella materia.

Ciò che avrei fatto prima di apprendere l’ascolto attivo sarebbe stato gioire, dirle che ero orgogliosa di lei, ecc. Mentre ciò che ho fatto proprio grazie all’ascolto attivo è stato di restituirle ciò che osservavo.

Le ho detto che la vedevo provata e questo ha fatto sì che lei potesse aprirsi con me.

Mi ha raccontato che si sentiva stanca, che arrivare a quel risultato era stato per lei molto pesante e che non sapeva se avrebbe avuto l’energia per sostenere la prossima verifica.

Questo mi ha dato modo di accoglierla nella sua stanchezza, di dirle che immaginavo fosse stato per lei impegnativo arrivare lì e di riprendere lo studio di quella materia.

Mi ha permesso di rassicurarla sul fatto che comunque fosse andata poteva essere fiera di sé perché aveva fatto del suo meglio. Questo l’ha rasserenata e le ha fatto venire la voglia di festeggiare il traguardo raggiunto perché si è sentita sia accolta che compresa.

Come allenare e sviluppare l’ascolto attivo

In tutte le nostre relazioni noi portiamo chi siamo.

Portiamo le nostre abilità, capacità, competenze, ma anche i nostri irrisolti, le nostre regole, le nostre ferite, le nostre difese.

Come osservare le nostre difficoltà nell’ascoltare

È perciò importante che, prima di allenare l’ascolto attivo, osserviamo quali sono le nostre difficoltà nell’ascoltare.

  • Cosa si muove in noi durante l’ascolto? Ci viene voglia di interrompere? Ci viene la tentazione di difenderci se l’altro parla di noi? Ci viene l’impellente desiderio di dare consigli, soluzioni, suggerimenti? Ci viene l’istinto di dire a chi sta parlando cosa fare? Sentiamo la voglia di criticare, giudicare, umiliare, ironizzare, cambiare argomento, deridere o anche di elogiare, approvare, consolare, compiacere? Oppure è possibile che, se la cosa che l’altro ci sta dicendo non ci interessa, ci distraiamo?
  • C’è qualcosa dell’altro che ci facilita l’ascolto? Ad esempio il suo desiderio di parlare proprio con noi di un suo problema o di un suo traguardo…
  • C’è invece qualcosa dell’altro che ostacola il nostro ascolto? Ad esempio il fatto che ci dica qualcosa di noi che non gli sta bene e che noi prendiamo sul personale, piuttosto che come un punto di miglioramento per il benessere della relazione?

difficoltà ad ascoltare

Osservare le nostre emozioni e mettersi nei panni dell’altro durante l’ascolto attivo

Dopo aver visto quali sono le nostre difficoltà nell’ascolto attivo, un’altra cosa su cui possiamo mettere la nostra attenzione è riconoscere che emozioni abitano sia gli altri che noi stessi quando siamo in quello spazio di ascolto:

  • Che emozioni mostra, più o meno esplicitamente, l’altro? È gioioso, arrabbiato, impaurito, triste, o….?
  • Quali sono gli indicatori che lo evidenziano?
  • Ci sono indicatori che invece smentiscono la nostra idea?
  • Come abbiamo reagito alle sue parole? Quali emozioni, sentiti, risentiti si sono originati dentro di noi?
  • Come ci siamo posti di fronte alle sue emozioni? E di fronte alle nostre? Le abbiamo validate entrambe o ci siamo chiusi, risentiti o abbiamo sminuito il sentire dell’altro?

Infine, dopo aver osservato anche questa parte, la prossima volta che parliamo con qualcuno proviamo a metterci nei suoi panni COME se fossimo proprio lui o lei, cercando di comprendere quali sono le regole, le paure, i desideri, i bisogni che abitano questa persona.

  • Cosa teme esattamente?
  • Che aspettative aveva?
  • Cosa desidera veramente da noi in questo momento di scambio?
  • Cosa si aspettava dalle persone di cui parla?
  • Cosa si aspettava da noi?
  • Quali sono i suoi bisogni profondi rimasti disattesi?
  • Quali sono i successi che vuole condividere? Cosa significano per lui o per lei quei successi?

Diventare consapevoli di tutto questo ci permette di stare nelle relazioni in modo sempre più presente e amorevole. Da questo spazio possono nascere dei veri e propri miracoli.

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L’ascolto attivo, verso gli altri e verso noi stessi, è una potente abilità che se sviluppata ci permette di istaurare e vivere relazioni sempre più armoniose e realizzanti.

Quello che ci richiede per essere appreso è di essere e di rimanere aperti e curiosi.

Solo così potremmo:

  • andare oltre le etichette e i giudizi che ci fanno credere di conoscere sia l’altro che noi stessi
  • aprirci sempre più alla realtà dell’altro e di noi stessi
  • creare relazioni veramente intime, autentiche, di fiducia profonda
  • diventare porti sicuri per i nostri figli, partner, familiari, amici, clienti…

Non è spettacolare tutto questo?

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